23.5.22

LA DANZA DEI FENICOTTERI

 21-22.05.2022 TORRE COLIMENA - MANDURIA (TA)

Torre Colimena Salina dei Monaci Manduria Taranto Puglia


Il nostro van “Odisseo” oggi compie due mesi e cinquemiladuecento chilometri. Lo festeggiamo in un angolo di natura incontaminata che si trova nel territorio di Manduria, immersi in una suggestiva ed emozionante macchia mediterranea che sa di ginestra spinosa, lentisco, mirto e criso che tuffano il loro verde acceso in un mare cristallino da un lato e nella lucente salina dall’altro.

Fra le dune sabbiose, al tramonto, planano con un’elegante danza i fenicotteri rosa che popolano questi mille ettari di riserva naturale. Tra gru, cigni, germani reali, oche selvatiche, aironi e martin pescatore, svetta alta la torre Colimena, voluta da Carlo V a difesa della penisola salentina dalle incursioni turche. Seduti all’ombra della sua monumentale scala d’accesso a tre arcate, ci godiamo la vista che spazia lontano verso l’orizzonte.

Torre Colimena Salina dei Monaci Manduria Taranto Puglia


Sul lungomare si alternano ristorantini di pesce a piccoli alimentari di paese, negozietti di articoli per il mare, pescherie e fruttivendoli con le cassette di verdura in bella mostra sul marciapiede. E’ tutto un gran vociare in un dialetto molto musicale a tratti incomprensibile. La stagione estiva è alle porte e tutti sembrano già pronti. Entriamo nella pescheria del ristorante “La Zattera” e il banco del pesce fresco ci fa venire l’acquolina in bocca. Questa sera sarà lo chef Pompilio a prepararci la cena. Seduti al nostro tavolo vista mare, l’aria che si respira è quella di una taverna spartana molto alla mano: cataste di piatti vuoti sul tavolo pronti ad accogliere i gusci dei frutti di mare, contenitori zeppi di tovaglioli di carta per levar via alla meglio l’unto del pesce mangiato con le mani, cestini di plastica pieni di fette di pane casereccio. Qui sicuramente il galateo e la cortesia non la fanno da padrona, ma in compenso il cibo è ottimo. Mi tuffo nel mio piatto di Crìtimi (finocchio marino) ed è subito magia. Questa particolare specie vegetale che invade gli scogli lungo la costa, cresce letteralmente fra la terra e il mare e il sapore delle sue foglie carnose è una vera prelibatezza. Con un buon bicchiere di vino bianco brindiamo al nostro Odisseo, prima di andare a dormire cullati dal rumore delle onde del mare e invasi dal chiarore delle stelle che entra prepotente dalle finestre del van.

Torre Colimena Salina dei Monaci Manduria Taranto Puglia


Il buongiorno preannuncia temperature estive ben al di sopra dei 30 gradi. Lo scirocco infuocato invita ad un bagno rinfrescante. I bambini giocano a palla sull’immensa spiaggia di sabbia finissima che, alle 9:00, è ancora tutta solo ed esclusivamente per loro.

La mattina scorre lenta e serafica, con gli aironi e i gabbiani che, di tanto in tanto, volteggiano eleganti sulle nostre teste. Su e giù per le dune raccogliamo un pò di erba di mare (è con questo nome che in Salento è conosciuto il finocchio marino) . Una volta in camper la sbollenteremo in acqua e aceto e la conserveremo con l’aggiunta di olio d’oliva, sale e foglie di menta. Per tutta l’estate avremo i nostri Crìtimi da aggiungere per insaporire le friselle salentine ovunque saremo.

A mezzogiorno, il sole a picco sulle nostre teste ci sta per cuocere e l’unica alternativa è quella di tornare al van. Troviamo il parcheggio allegramente vivo e pieno; di camper ce ne sono sette oltre al nostro.  Pranziamo fra i papaveri e le margherite gialle, con l’azzurro intenso del mare e il celeste pastello del cielo a farci compagnia.

Area sosta camper Torre Colimena Salina dei Monaci Manduria Taranto Puglia



14.5.22

Di museo in museo fino alla riva del mare

Rossano (CS) 14.05.2022

Museo Liquirizia Amarelli Rossano Calabria Cosenza
Dopo una notte estremamente tranquilla e una deliziosa colazione in compagnia di Tonino, lasciamo Rotondella per dirigerci finalmente verso la nostra agognata scorta di liquirizie Amarelli. Con il blu intenso del mar Jonio che ci tiene costantemente compagnia sulla sinistra lungo tutta la strada, cominciamo ad informarci un pò sulla cittadina che ci ospiterà oggi. Non facciamo in tempo a raggiungere il museo della liquirizia “Giorgio Amarelli” che già abbiamo prenotato una visita al museo diocesano e del Codex. Rossano ha davvero tanto da offrire, tra lo scintillante azzurro della costa e le infinite tonalità di verde dell’entroterra.

Alle 10:00 siamo davanti allo shop della Amarelli, quasi con la bava alla bocca di fronte alle vetrine cariche di sassolini, gommose, spezzatine… Il sole picchia forte e la pressione si abbassa: abbiamo giusto bisogno di radici saporite da masticare! 

In un lungo tour tra incisioni, documenti, libri, attrezzi agricoli, oggetti quotidiani e fotografie, scopriamo i segreti della lavorazione della liquirizia e ci perdiamo nell’osservare e nel toccare ammassi neri e duri simili alla roccia lavica accanto a ceste stracolme di radici nodose.

Finalmente mia figlia è pienamente soddisfatta, con gli angoli della bocca colorati di nero e il sorriso enorme di chi ha ottenuto il meglio che potesse desiderare. La liquirizia è sua e per lei la vacanza potrebbe anche finire qui. 

Per noi no. Ormai abbiamo deciso: il comune che ospita uno degli evangeliari più antichi al mondo, inserito nella lista dei beni del patrimonio UNESCO, non può essere salutato così alla leggera. Il tempo di una breve sosta ai piedi del centro storico e siamo pronti per la visita del museo diocesano e del Codex. E’ difficile nascondere l’emozione alla vista delle sottilissime pergamene minuziosamente decorate d'oro e d’argento. 

Museo Rossano Cosenza Basilicata Codex

Per più di mezz’ora subissiamo di domande la guida che ci accompagna fra numerose teche in giro per le sale. Usciti estasiati dal palazzo arcivescovile, il sole ci acceca e ci brucia la pelle. E’ ancora il mese di maggio, ma l’estate sembra essersi affacciata prepotente ed in netto anticipo. Non ci resta che cercare refrigerio nelle acque dello Jonio. 

La spiaggia di Lido Sant’Angelo si stende ai piedi della Sila Greca e la sabbia pare composta da innumerevoli spezzatine di liquirizia Amarelli ricoperte di zucchero brillante e colorato. Se non fosse per la centrale Enel che, con le sue ciminiere, ne compromette irrimediabilmente lo sguardo sull’orizzonte montuoso, questo angolo di Calabria sarebbe realmente il paradiso. Il mare è azzurro, limpido e con fondali dolcemente digradanti. Ovviamente non ci facciamo trovare impreparati. Due teli da mare, costumi da bagno e via, immersi in un’acqua abbastanza fredda da risultare rigenerante.

Rossano Cosenza Calabria Mare



13.5.22

Una pausa caffè a Rotondella

Rotondella Matera Basialicata
Quando hai un van e tua figlia ti chiede un bastoncino di liquirizia, un breve tragitto fino alla più vicina erboristeria ecco che si trasforma in un viaggio di quasi 300 chilometri in sola andata fino a Rossano Calabro!

Rotondella Matera Basilicata
Partiamo da Soleto  nel primo pomeriggio. Superata Taranto abbiamo già voglia di una pausa caffè. Guardiamo verso il lato occidentale della E90 e, con l’aiuto della mappa, individuiamo Rotondella. Ci piacciono fin da subito la posizione e la forma di questo piccolo borgo. La pausa caffè è aggiudicata!

“Il balcone sullo Jonio”: è così che è conosciuta questa spirale di vicoletti labirintici che si inerpicano fino in cima ad un’altura che offre viste spettacolari. Lo sguardo si perde fino al mare su tutto il golfo di Taranto e persino oltre fino alle coste salentine. Fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia questo paese di poco più di 2000 abitanti in provincia di Matera, da molti ancora ricordato come Rotunda Maris.

Ci fermiamo al Tropical bar dove conosciamo Tonino ed è subito amicizia. Di fronte ad un caffè in ghiaccio, una birra Raffo e due stuzzichini, è subito un chiacchierare fitto fitto di Lucania, di bellezze da scoprire e di racconti da tramandare. Parlando dei nostri trascorsi in questa regione ci soffermiamo ad approfondire dicerie e leggende che gravitano attorno ad un altro paesino qui nei dintorni: l’innominabile.

Colobraro ha la fama di “portare iella” e questo già lo sapevo. Solo non ne conoscevo il motivo. Tonino ci racconta che, negli anni quaranta, il podestà di “quel paese”, durante una riunione tenutasi nel salone della Provincia di Matera, avvisò i presenti che l’imponente lampadario della sala sarebbe crollato. La sfortuna volle che questo, secondo quanto narra la leggenda, cadde veramente e che, essendo adornato di aculei, fece anche molte vittime.

Da quel momento il paese d’origine di Don Virgilio fu bollato come porta sfortuna. Tonino ridacchia mentre prosegue raccontandoci che bastò questa triste coincidenza per far sì che le malelingue dei paesi limitrofi iniziassero a parlare di Colobraro come di un paese da non nominare, convinte che solo a pronunciare il suo nome potesse accadere qualcosa di brutto. Ecco che Colobraro è a tutt’oggi “quel paese”.


Rotondella Matera Basilicata

Ci allontaniamo dal bar allegri, sorridenti negli sguardi e nel cuore; i bambini hanno ancora in mano le ciambelle al cioccolato che Tonino ha offerto loro. Le mangiano con gusto mentre corrono a giocare a nascondino in questo dedalo di viuzze strette e silenziose che, sopraggiunta la sera, si stanno trasformando pian piano in una scena da piccolo grazioso presepe, illuminato dalla luce calda dei lampioncini che sporgono dai muri delle case arroccate sui costoni di roccia. La pausa caffè si è protratta ormai troppo a lungo; mi sa tanto che, per questa notte, ci conviene restare a dormire qui. Domani è un’altro giorno e la liquirizia può anche aspettare.


7.5.22

Racconti bagnati di mete mancate

06/07.05.22 FARDELLA

Area Sosta Camper Fardella Van Pitenza Basilicata


E’ proprio vero che la Basilicata è tutta da scoprire e fa venir voglia di girovagare sempre alla scoperta di nuovi angoli nascosti, ma alcuni comuni di questa regione chiedono a gran voce un periodico ritorno. L’accoglienza è spesso talmente familiare da legarti a doppio filo ad alcuni luoghi. E così siamo di nuovo a Fardella, da Gennarino, Biagio, Vincenza… a passeggiare fra boschi ombrosi alla ricerca di sorgenti di acqua pura, fra i vicoli del centro storico alla scoperta dei suoi preziosi portali, nelle campagne piene di frutti a perdere lo sguardo verso il Pollino. 

Questa terra di immigrati prima e di emigranti poi, di intere famiglie partite nella speranza di migliori condizioni economiche e a volte tornate, ci ha rapiti riempiendoci il cuore.

Fardella, con i suoi poco più che 500 abitanti è il luogo perfetto per chi è alla ricerca di un tranquillo eremo ospitale dove la modernità non ha scalfito il sapore dell’antico.

Siamo qui da poche ore sotto ad un nuvolone che preannuncia pioggia e che lascia intravedere i raggi del sole solo di tanto in tanto, ma siamo felici. Le salsicce fresche, primo acquisto obbligato, son già nel frigo e il salame speziato al peperone sta già solleticando le nostre papille gustative. Mentre ci avviamo verso il ristorante di Biagio, dalle finestre vien già fuori profumo di tagliata di manzo ai porcini. Usciti dal ristorante, sazi e appagati, il nuvolone sulle nostre teste copre la vista della luna e delle stelle. E’ maggio e fa freddo. Si preannuncia pioggia. E’ soprattutto grazie all’ottimo vino che abbiamo in corpo, se decidiamo di provarci comunque: questa notte dormiremo qui, sognando il sole. 


Pizzeria Novecento da Biagio Fardella Tagliata di Manzo Basilicata

Ad una notte di pioggia segue una mattina di pioggia. Per andare a far colazione al bar dobbiamo dotarci di ombrello. La speranza di una bella giornata è l’ultima a morire e credo proprio che oggi morirà annegata!

Al tavolo del bar si ragiona meglio. L’idea sarebbe quella di raggiungere San Costantino Albanese per la festa della Madonna della Stella.

L’idea di visitare un paese fondato da popolazioni albanesi che conserva ancora oggi l’identità, le funzioni religiose in rito bizantino, i costumi e l’arbërishtë (l’antico idioma albanese), ci solletica non poco la fantasia.

Oggi, come ogni seconda domenica di maggio, a San Costantino Albanese, i “Nusazit” (pupazzi antropomorfi di cartapesta) vengono esposti su un palco nella piazza principale, riempiti con polvere pirica e razzi, vengono fatti detonare alla presenza di tutta la comunità in festa.

Pensiamo debba trattarsi di una celebrazione molto molto interessante e saremmo spinti a sfidare il meteo per raggiungere subito la val Sarmento, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, e il piccolo paesino a 650 metri sul livello del mare.

Leggiamo on line qualche informazione aggiuntiva su questa ricorrenza e scopriamo con stupore che i “Nusazit” sono pupazzi a grandezza naturale che raffigurano una donna (nusja), un pastore (Kapjel picut), due fabbri (furxharet) e il diavolo (djallthi). La donna è vestita con il costume di gala albanese; l’uomo, vestito con il tradizionale costume con il cappello a punta, porta due forme di ricotta; il Diavolo ha due facce, quattro corna, i piedi a zoccolo di cavallo (Kemb rrutullore), porta in mano una forca (furrçilja) e la catena del paiolo (Kamastra).

Oltre ai Nusazit, in occasione della festa, viene realizzato un altro pupazzo di cartapesta imbottito di polvere pirica, raffigurante un cavallo col Cavaliere (Kali) pieno anch’ esso di petardi, che viene acceso la sera della vigilia della festa in piazza. Il cavallo con il cavaliere ha un telaio rettangolare ed è trasportato con passo saltellante da un uomo posto al suo interno.

La sera della vigilia è giusto questa sera. Non possiamo certo restare qui a Fardella. Bisognerà approfittare dell’occasione e spostarci a San Costantino.

Inoltre potremo finalmente assistere ad una messa officiata con il rito Greco-Bizantino quasi interamente cantata in albanese antico.

Dopo più di un’ora a bere caffè e a controllare previsioni meteo con lo sguardo perso nel grigio umido che copre il cielo fuori dalla finestra, decidiamo di contattare la Pro Loco di San Costantino per ricevere l’aiuto decisivo ai fini della nostra scelta sul da farsi. Il risultato della telefonata affoga definitivamente tutte le nostre ultime speranze in un’enorme bacinella di pioggia. Il cavallo e gli altri pupi sono zuppi e il legno zuppo, da che mondo è mondo, non brucia. Niente fuochi, niente festa! 

Dopo un’altra ora e qualche altro caffè, siamo ancora al tavolo del bar e il cielo è ancora plumbeo.

Fardella Potenza Basilicata

Smette di piovere solo all’ora di pranzo, il momento ideale per alzarsi da una sedia e andarsi a sedere su un’altra. L’importante è avere sempre un tavolo imbandito di fronte!

Fra i peperoni cruschi che ci ha offerto Gennarino (il gestore dell’area sosta camper), le uova fresche regalateci da Biagio (il proprietario del ristorante che ci ha accolti ieri sera), la salsiccia speziata, un litro di vino e del liquore fatto in casa, il pranzo è servito. Attorno all’unica tavolata ci si ritrova in tanti: salentini, romani, cuneesi, svizzeri, tedeschi e olandesi. Nel frattempo il vento e il timido sole provvederanno ad asciugare il terreno per concederci la possibilità di una passeggiata nei boschi, almeno nel pomeriggio. 

Effettivamente, dopo pranzo, la pioggia ci concede una tregua. Allegri e spensierati ci dirigiamo verso la cappella della Madonna del Rosario e, da lì, proseguiamo per il belvedere. Un passo dopo l’altro, tutti in salita. Passi lenti e cadenzati lungo una striscia d’asfalto ripida. Passi che hanno un obbiettivo: arrivare a perdere lo sguardo sull’intero borgo con il campanile della chiesa madre che svetta alto e, ancora più lontano, su Teana, Chiaromonte e la valle di Serrapotamo, fino a vedere persino la diga di Senise, la più grande d’Europa in terra battuta.

A destinazione ci guardiamo attorno: grigio a destra, grigio a sinistra, grigio all’orizzonte insolitamente vicino. Il grigio ci circonda ed è pure in basso, sotto ai nostri piedi. Siamo in una nuvola! Una volta che ci siamo capacitati di aver fallito l’obiettivo, non ci resta che ritornare sui nostri passi, lenti e cadenzati, questa volta in discesa.

Area sosta camper Fardella Potenza Basilicata




30.4.22

Salento vista mare

Dopo il quinto weekend di seguito a bordo di Odisseo, avevamo pensato di fermarci un attimo ed utilizzare finalmente un sabato e una domenica per riprendere le redini della nostra casa. Ma probabilmente ormai la nostra casa è su ruote e i 300 metri quadri di cemento e mattoni dove abbiamo la residenza non sono null'altro se non uno spazioso rimessaggio per le nostre vite in sosta. E, visto che la sosta per noi non è granché appagante, eccoci di nuovo qui, negli amatissimi 12 metri quadri che, per l'occasione, regalano una splendida vista mare. 
Non è importante il numero di chilometri percorsi, né il tempo trascorso: la vacanza è un'emozione e un van la rende sempre "a portata di ruote"!

25.4.22

Sul confine fra Calabria e Basilicata

Roseto Capo Spulico Cosenza Calabria

Per questo lungo week end avrei tanta voglia di tornare a Roseto Capo Spulico in provincia di Cosenza. Troppi ricordi d’infanzia mi legano a quel Castello a picco sul mare, a quello strano scoglio isolato che io da piccola chiamavo “il fungone” e a quella splendida spiaggia ciottolosa su cui tante volte ho sbucciato le mie ginocchia di bambina. Ricordo che ci andavamo spesso con i miei, quando ancora io e mia sorella eravamo piccole e viaggiavamo con un Fiat 238 camperizzato Arca. Ci accoglievano i bastoncini di liquirizia e le collane di peperoncini calabresi. Una volta ci ha accolti addirittura un ponte su cui passava la ferrovia, ed era un ponte basso sotto il quale tante volte avevamo transitato prima di montare un portapacchi sul tetto del camper. Quell’accoglienza la ricordo ancora come uno dei momenti più disastrosi per la nostra famiglia di camperisti e per il nostro portapacchi nuovo di zecca. Chissà se il ponte basso c’è ancora oggi e se porta ancora i segni dell'incidente!

Cerco un po’ sulla cartina nei dintorni di Roseto per individuare qualche paesino che valga la pena visitare. Subito saltano all’occhio Oriolo e Rocca Imperiale. Che l’organizzazione del week end abbia inizio! Con la voglia di commemorare degnamente la Liberazione, telefono ad entrambi i comuni per chiedere se ci sono in previsione eventi per il 25 aprile. Purtroppo non è previsto nulla di speciale, ma dal centralino del Municipio di Oriolo arriva una sorpresa. Il 22 e 23 aprile si festeggiano i Santi Patroni e noi siamo invitati a partecipare. A questo punto la pianificazione della vacanza finisce qui, con un appuntamento imperdibile nel borgo che domina la valle del ferro, e una scorpacciata di ricordi sul lungomare di Roseto Capo Spulico. Come al solito, tutto il resto verrà da se strada facendo.



22.04.22 ROSETO CAPO SPULICO (CS) - ORIOLO (CS)

Oriolo Cosenza

Alle 4 e mezza del pomeriggio intravediamo già il castello normanno. Entusiasti svoltiamo sul lungomare degli Achei e subito la brutta sorpresa: divieto di sosta per camper ovunque. Su un chilometro di lungomare avrò contato come minimo 15 cartelli di divieto. Ci fermiamo comunque; non sono pronta a rinunciare a tutti questi ricordi: lo scoglio ad incudine, il rumore sui ciottoli delle onde spinte dallo scirocco, il gelato al pistacchio con mandorle e limone…

Roseto Capo Spulico sapeva di tavolate sulla spiaggia coperte di ombrelloni con gente festante che addentava prodotti tipici e brindava all’estate. Roseto cantava le tarantelle sotto al solleone e sapeva di peperoncino e liquirizia. Questo lungomare aveva il profumo della libertà a renderlo speciale e vederlo invaso di divieti fa male al cuore. Cerchiamo di distrarci seguendo con lo sguardo le onde che si infrangono a riva, ci riempiamo gli occhi di natura selvaggia senza voltarci verso la strada. Ci prendiamo il nostro tempo prima di ripartire verso l’entroterra, sperando di incontrare una Calabria più autentica.


Percorriamo la statale 481 da Roseto Capo Spulico verso la Basilicata. Attraversiamo Oriolo. C'è la festa patronale, ovviamente lungo la statale. Passiamo fra bancarelle e stand di panini con la carne arrosto. Al bar devono spostare i tavolini affollatissimi di clienti con cui hanno occupato la strada. Il banco dei giocattoli deve ritirare il telone di copertura perché è più basso del nostro van. Dopo un chilometro di festa con tanto di banda, raggiungiamo il tratto di strada dove son piazzate le giostre. Decidiamo di non poter più proseguire e parcheggiamo fra un calci in culo e un pungiball. Stanotte dormiremo qui. Sulla statale di Oriolo in festa, ovviamente non prima delle 3 di notte. Per ora ci mangiamo un panino col prosciutto di maiale nero alla brace, tanto abbiamo i tavolini della macelleria a 5 metri dal camper. E magari ci concediamo anche una tarantella!

Quella di attraversare una festa patronale in camper resterà una traccia indelebile nei miei ricordi di camperista e spero che segni anche i ricordi dei miei figli, spingendoli magari un giorno, da adulti, a tornare ad Oriolo in provincia di Cosenza per rivivere questi momenti speciali!


23.04.22 ORIOLO (CS) - NOVA SIRI (MT)

Nova Siri Matera Basilicata

Dieci colpi a salve alle 7 del mattino annunciano la giornata dedicata a San Giorgio martire e ci fanno sobbalzare dallo spavento. Ci svegliamo con le orecchie ancora piene della musica e del baccano della notte trascorsa a due passi dal Tagadà e dal Crazy Dance. Stropicciamo gli occhi e con difficoltà cerchiamo di rimetterci in sesto. Siamo reduci da una nottata quantomeno particolare. La tarantella si è mischiata nei sogni con la lambada e la disco music anni 90 e la techno e le canzoni napoletane e… le urla, le strombazzate, la vita! Un’esperienza assolutamente da fare, ma anche da non ripetere. Scendo dal van e incontro accanto a me un signore che cerca di vendermi 3 paia di calzini a 5 euro. Sta aprendo il suo banco di intimo e lo ha fatto accanto al nostro van scambiando anche noi per dei venditori ambulanti. Abbiamo giusto il tempo di fare inversione di marcia e uscire da quel budello in cui si è trasformata la statale, prima che tutti i bancarellisti allestiscano nuovamente i loro banchi e che la banda cominci a passare e ripassare lungo la strada.

Svegli ma non troppo decidiamo di andare alla scoperta di questo borgo di poco meno di 2000 abitanti arroccato su uno sperone di roccia a 450 metri sul livello del mare.

Oriolo domina un paesaggio collinare dove campi di grano e frumento si alternano a uliveti e noceti. Ci dirigiamo verso il castello, rifugio fino a tutto il seicento per le popolazioni costiere terrorizzate dai pirati. Per strada non manchiamo di acquistare una buona dose di soppressata e di chiacchierare con qualche anziano del posto, seduto triste al tavolo del bar sport a pensare ai figli lontani che studiano in qualche università del nord o che hanno trovato lavoro all’estero e non hanno avuto la possibilità di rientrare al paese per la festa patronale. 

Il centro storico di Oriolo si fa scoprire scorcio dopo scorcio. Basta addentrarsi in una corte o percorrere uno dei tanti vicoli e vicoletti per ritrovarsi di fronte ad un antico palazzo, una piazza o un teatro naturale. Questo labirinto sormontato dal castello è un salto indietro nel medioevo. Dal terrazzo che circonda uno dei torrioni del castello sentiamo in lontananza le voci e le musiche della festa. La banda si sta avvicinando e con essa arrivano in corteo le autorità civili e militari accompagnate dalle guardie in divisa tradizionale che si dirigono verso la chiesa madre. La vista del corteo da quassù è spettacolare. 

All’ora di pranzo decidiamo che i 25 gradi e il sole sono troppo invitanti per non concederci un pò di mare. Lasciamo Oriolo e il suo castello, i torrioni, i bastioni, la scalinata monumentale, la loggia, la galleria, le sale nobiliari e il salone delle feste. Ci dirigiamo verso Nova Siri, attratti dal blu intenso del mare che si scorge fin da quassù.


Area Sosta Camper Nova Siri Basilicata Matera
Il pomeriggio scorre lento, di una lentezza che è puro relax, in riva al mare all’ombra dei pini. La brezza culla i pensieri e aiuta ad apprezzare maggiormente questo tempo dilatato, potente antidoto al disastro di una modernità ultraveloce. 

L’area sosta camper in via tre passi nel delirio è ben tenuta e tranquilla, a ridosso della pineta e adiacente alla lunghissima ciclabile che costeggia la spiaggia. Il gestore, simpaticissimo, non si sottrae all’offerta di un buon bicchiere di vino e ad uno scambio di opinioni su ciò che dovrebbe essere il turismo lento e sostenibile in questo sud dello stivale ricchissimo di bellezza ed autenticità. 


24.04.22 NOVA SIRI (MT) - ROCCA IMPERIALE (CS)

Rocca Imperiale Cosenza Calabria

Lasciamo l’area camper con la promessa di ritornarci in serata. La tranquillità della notte appena trascorsa qui è impagabile. Ci dirigiamo verso Rocca Imperiale, il paese del cinema, della poesia e dei limoni, che già dalla E90 cattura lo sguardo con tutto il suo splendore. Sembra il "Monte del Purgatorio" dantesco dipinto da Domenico di Michelino.


«e canterò di quel secondo regno

dove l'umano spirito si purga

e di salire al ciel diventa degno.»

(Dante, Purgatorio I, 4-6)


Rocca imperiale è la porta d’ingresso della Calabria, una pittoresca piramide fatta di case e chiese con in cima il maestoso castello e  digrada dolcemente verso una pianura gialla di limoneti. Con i suoi viottoli, le ripide salite, l’antico campanile e le costruzioni militari, conserva ancora l’aspetto di un borgo medievale.

Parcheggiamo il van su uno sterrato affacciato sui calanchi in via Vittorio Emanuele e seguiamo a piedi la lunga scalinata nel bosco che conduce fino al castello Svevo. Fra la visita al castello e le passeggiate per i vicoletti del centro storico all’inseguimento della banda che anche qui annuncia un giorno di festa, la mattinata vola via. Su ogni muro ci fermiamo a leggere i versi riportati su ceramica maiolicata. In questo borgo la poesia è parte integrante dell’arredo urbano: è come se i poeti tutti siano tornati a darsi appuntamento alla corte di Federico II di Svevia. Il tempo vola fra Dacia Maraini, Eugenio Bennato, Alda Merini, Mogol, Omar Pedrini… Ci fermiamo commossi sulla stele che riporta le parole di Pupi Avati, che scelse questo incantevole angolo di Calabria per girare le scene del film “Le nozze di Laura” e lo descrisse con frasi ricche di emozione.


“E noi del Cinema Italiano

Siamo entrati nel giardino spinoso 

dei limoni per carpirne il segreto.

Con attori e con luci

e cavi di corrente elettrica brucianti

Con proiettori e macchine da presa

e carrelli ruotanti

E braccia forti di romani che cantano e fumano


E i limoni spinosi

celati nel verde del fogliame,

che si fanno intuire, finalmente

trovare, ci abbagliano nella sacralità 

misteriosa di quel luogo di zampilli

di acqua benedetta,

abitato da Sante delle Spine.


E noi del Cinema Italiano,

in lacrime di emozione,

smorziamo sigarette e voci.”

(Pupi Avati)


Parcheggio Rocca Imperiale Cosenza Calabria
Lasciato il centro storico, lungo la strada che conduce al mare, ci fermiamo a raccogliere qualche splendido limone IGP dalla polpa succosissima e dalla buccia molto sottile. I bambini arrivano a Nova Siri che profumano d’agrume e ovviamente dei limoni non v’è più traccia.


Nell'area sosta camper son già tutti indaffarati nei preparativi per la cena: la carbonella arde nelle griglie e i bambini giocano con Alessio, il cane del gestore. Noi decidiamo per una pizza e scopriamo con immenso piacere di poter approfittare della consegna a domicilio. Ma quanto è bello farsi consegnare la cena sotto ai pini a due passi dal mare?!?!


25.04.2022 VALSINNI (MT)

Valsinni Matera Basilicata

Prima di lasciare ancora una volta la costa per addentrarci nell’entroterra seguendo controcorrente il corso del Sinni, ci guardiamo attorno in ogni aiuola a portata di sguardo per fermarci a  raccogliere ed assaggiare un pò di radici fresche di liquirizia. 

Lungo la statale 653, scegliamo Valsinni come luogo dove concludere la nostra breve vacanza. 1400 abitanti in un borgo bandiera arancione del Touring Club Italiano.


La parte antica di Valsinni è stretta intorno al castello e non è carrabile. Le abitazioni vecchie di secoli sono accostate l'una all'altra e separate da strette vie che si inerpicano sui fianchi dello sperone roccioso su cui è edificato il paese. Poiché sono presenti spesso dislivelli di alcuni metri nell'ambito di una stessa abitazione, molte case hanno come accesso o punto di transito tra due vie un gafio, cioè un passaggio coperto in pietra che passa sotto un'abitazione. L’atmosfera è magica e la salita al castello è spettacolare. Parcheggiato il van a ridosso del centro storico, son solo 200 metri a separarci dall’abitazione che fu della poetessa Isabella Morra, peccato che siano 200 metri in salita con una pendenza difficilmente quantificabile in percentuale: una prova di Resistenza degna di un 25 aprile!

Alla Fontana del Borgo ci accolgono con un delizioso mezzo litro di Aglianico e un prestigioso servizio di piatti in porcellana. Il menù è un salto nel Medioevo e, a tratti, ha quasi bisogno di una parafrasi per essere ben compreso. Tra un assaggio e l’altro di prodotti tipici locali, l’esperienza mangereccia si trasforma in un viaggio letterario che ripercorre il passato di Favale (vecchio nome dell’odierna Valsinni).

L’antipasto de lo cavaliere, i frizzuli de lo povero, lo stinco di porcus di Giovan Michele Morra… le immagini di un paese povero ma suggestivo, custode di sapori e valori antichi. Un paese che si riconosce nei versi di una donna del ‘500 che lo cantò nella sua breve esperienza umana e poetica, facendone rivivere fino ad oggi, in un’atmosfera quasi onirica, suggestioni e sapori.


“D'un alto monte onde si scorge il mare

miro sovente io, tua figlia Isabella, 

s'alcun legno spalmato in quello appare,

che di te, padre, a me doni favella”

(Isabella Morra, Favale, 1520-1546)





24.4.22

I riti della settimana Santa fra Puglia e Basilicata

 14.04.2022 ATELLA (PZ)

Via Crucis Atella Potenza Basilicata

Probabilmente, per questo viaggio, abbiamo scelto il percorso meno agevole ma alla fine, dopo 310 chilometri, siamo comunque arrivati ad Atella in tempo per la Via Crucis. La Basentana (E847) è un cantiere stradale da talmente tanto tempo che ormai sull'asfalto cresce l'erba! A 500 metri di altitudine, nel cuore della Valle di Vitalba, troviamo un paesino semplice, in cui la gente ci accoglie col sorriso caloroso di chi non è abituato a ricevere molte visite forestiere. 

Poco più di 3500 abitanti e una tradizione culturale grande, che affonda le radici in un passato fatto di profondi sentimenti religiosi.

Alle 15:45 siamo già nella piazzetta di fronte al Duomo; abbiamo i nostri agognati quattro posti in prima fila. Arrivano Ponzio Pilato, Barabba, Gesù e decine e decine di altri uomini e donne in abiti d’epoca.

Dalla ricostruzione del giudizio di Pilato alla figura del "Cireneo" che aiutò il Cristo a portare la croce, dalle cadute di Gesù con la croce lungo il tragitto verso il Calvario, fino alla crocifissione, ci spostiamo nello scenario suggestivo delle piazze, delle strade e delle viuzze del centro storico della cittadina per seguire una Via Crucis di vera Passione come non me avevamo mai viste prima.

E, fra una scena e l’altra, non perdiamo l’occasione di conoscere i volontari della Pro Loco Vitalba che organizza la manifestazione, alcuni dei partecipanti e, non per ultimo, il Sindaco che è felice di apprendere che siamo venuti da così lontano solo per partecipare con loro a questo toccante giovedì Santo.


E’ ormai sera quando torniamo al van e ci dirigiamo verso Troia. Dalla Basilicata alla Puglia, dalla provincia di Potenza a quella di Foggia, per assistere, domani mattina alla processione delle catene.


Nell’area camper comunale incontriamo mia madre e il suo compagno, anche loro qui incuriositi dai tradizionali riti della Pasqua. Ci guardiamo in faccia alla ricerca di un generoso volontario che prepari la cena per tutti e decidiamo immediatamente di andare in pizzeria! 

Al “Borgo Antico”, nel cuore del centro storico, le pizze si sono rivelate ottime, i sorrisi e i dolci… offerti. Un benvenuto degno di nota!


(Parcheggio gratuito giorno e notte ad Atella senza servizi in Via Annunziata, 56)


15.04.2022 TROIA (FG)


Processione delle catene Troia

Addormentati dal verso del barbagianni e svegliati dal cinguettio dei passerotti, siamo pronti a prendere parte a questo rito pasquale molto molto particolare. I cinque personaggi incappucciati, scalzi e con delle pesanti catene legate ai piedi escono dalla chiesa sul corso principale, prendono in spalla ognuno una pesante croce in legno e si avviano per un emozionante percorso penitenziale che li porta a visitare i sepolcri allestiti nelle diverse chiese del paese. Cinque personaggi, ognuno dei quali rappresenta uno dei cinque misteri dolorosi, si trascinano in un contesto suggestivo ed estremamente emozionante che ripropone il cammino del Calvario, accompagnati solo dal rumore inquietante delle pesanti catene che scorrono sul lastricato delle strade. Non ci sono preghiere, non ci sono canti, non ci sono lamenti, solo il rumore delle catene con cui ancora oggi gli uomini rendono schiavi i propri fratelli. Una processione lenta che invoca libertà e che ci ricorda che Caino non è morto.

Trascorriamo l’intero pomeriggio nell’area camper, il luogo ideale dove tessere nuove amicizie, bere qualcosa in compagnia e raccontarsi viaggi e avventure. Da qualche decina di minuti si discuteva della necessità per alcuni di noi di fare una capatina al supermercato prima di Pasqua, ma nessuno sembrava interessato ad alzarsi dalla sedia né ad appoggiare il bicchiere di nespolino sul tavolo.

E se Maometto non va alla montagna… il contadino con la sua ape carica di frutta e verdura arriva strombazzando nell’area camper dai suoi “Maometto”. Oggi il supermercato è venuto da noi! Sono già le 6 del pomeriggio e noi siamo ancora qui, col contadino, con la sua bottiglia di moscato e con due chili di fave fresche sul tavolino. 


Alle 20:00 parte un’altra processione. Diciamo che ci stiamo prendendo gusto. Da non credenti e non praticanti, passeremo alla storia come quelli che son riusciti a seguire con immenso trasporto tre lunghi eventi religiosi in meno di 36 ore!

Con largo anticipo andiamo a visitare qualche chiesa che ospita le diverse Congreghe; son tutti intenti a prepararsi e ad indossare gli abiti di rito e ci accolgono calorosamente vogliosi di tessere le lodi della Congrega di appartenenza. Scoviamo una o due piccole chiese che prima d’oggi avevamo sempre incontrato chiuse, ma che varrebbe davvero la pena di visitare. Alle otto in punto siamo in Piazza Cattedrale per la processione dei Misteri. Davanti a noi son pronte le 5 statue: la Cattura, la Coronazione di spine, la Flagellazione, la Prima Caduta e il Calvario.

La processione, lunga e carica di mestizia, è chiusa dalle “Catene”, vestite di viola e a volto scoperto.


(Area sosta camper comunale gratuita con servizi ed energia elettrica a Troia in Via Sant'Antonio, 62)


16.04.2022 CASTELLUCCIO DI VALMAGGIORE (FG)

Castelluccio di Valmaggiore Foggia


Cascate del Freddo
Sveglia e via. Abbiamo un giorno e mezzo “libero” prima della prossima processione. Arriviamo a Castelluccio Valmaggiore di buon ora e cominciamo subito a fare amicizia con la gente del posto. Usciamo dalla falegnameria con tre salametti fatti in casa dalla moglie del falegname. Vaghiamo senza meta per i vicoli e ci fermiamo a chiacchierare con ogni essere vivente dotato di parola. Scopriamo la storia di un paesino di poco più di 1000 abitanti segnato dall’emigrazione, dall’abbandono delle terre e dalle frane. Ci innamoriamo di ogni stradina e di ogni scorcio sull'ampia
valle concava in cui scorre il Celone. A pranzo, nell’ampio parcheggio in Piazza Libertà, siamo tre famiglie di camperisti. Splende il sole e la temperatura è gradevolissima; in 5 minuti siamo già in assetto da pic nic. Lo so che non si fa, ma la situazione è perfetta: vigilia di Pasqua, parcheggio enorme e deserto, quiete assoluta. Sui tavoli troneggiano una splendida minestra di macco di fave tipica siciliana e qualche chilo di fave (acquistate ieri dal fruttivendolo itinerante di Troia) con un bel pezzo di pecorino romano. 

Caseificio Castelluccio di Valmaggiore Foggia Puglia

Dopo pranzo c’è davvero tanto da digerire e da smaltire, quindi ci incamminiamo a piedi tutti insieme lungo la provinciale in direzione di Faeto. Dopo circa un chilometro e mezzo raggiungiamo le cascate del torrente Freddo che, nel territorio di Castelluccio, attraversa un rigoglioso bosco ricco di fauna. Ne approfittiamo per una breve sosta e per immergere nelle fredde acque i piedi già stanchi, prima di riprendere il cammino in direzione di Faeto. Dopo poco più di cinquecento metri percorsi sul ciglio della provinciale ci imbattiamo in un piccolo caseificio con annessa stalla. La proprietaria non esita ad invitarci ad entrare e noi, che a quanto pare abbiamo già digerito il pranzo, non ci facciamo certo pregare. Fra un assaggio di ricotta ancora calda, una fettina di caciocavallo, due tarallini e un bicchiere di vino, scorrono i minuti e si intrecciano i discorsi. Alle 6 del pomeriggio decidiamo che ormai non si proseguirà più con la camminata: si rientra alla base. Dopo l’abbondante merenda, si torna ai camper a preparare la cena, ma non prima di una sosta al bar. Questa mattina avevamo promesso al falegname che saremmo tornati per offrirgli un caffè.


(Parcheggio gratuito senza servizi a Castelluccio di Valmaggiore in Piazza Libertà)


17.04.2022 CELLE DI SAN VITO (FG) - FAETO (FG)

Celle di San Vito Foggia Puglia

Oggi la sveglia è dolce. Sa di uova di cioccolato e di agnellini di pasta di mandorla. Si beve il latte munto ieri sera nel caseificio che abbiamo visitato. La passeggiata mattutina scegliamo di farla fra i vicoli dei due soli comuni francoprovenzali di Puglia, Celle di San Vito e Faeto.

Il vento ci taglia la faccia e il sole è nascosto da grossi nuvoloni grigi. Arriviamo a Cèlles de Sant Uite e scopriamo che di abitanti ad oggi ne conta meno di cento. E’ di gran lunga il comune meno popolato dell’intera regione e si sviluppa praticamente tutto su un’unica stradina che parte dall’antica croce francoprovenzale e termina al castello che si affaccia sull’ampia vallata. In giro non c’è nessuno, solo noi e il vento freddo. Solo poco prima di andar via ci rendiamo conto che non si trattava di un paese deserto, ma bensì di una comunità unita che, in occasione della messa pasquale, si era spostata in massa nell’unica chiesa del paese. Dopo un’oretta ci spostiamo a Faìt, che di abitanti ne conta circa 600 ed è il secondo comune più elevato della Puglia con i suoi 820 metri di altitudine. Il vento freddo diventa quasi insopportabile e dopo una breve visita del paesino e una sosta al bar per un caffè caldo, ci spostiamo subito al ristorante dove abbiamo prenotato il pranzo pasquale.


Faeto Foggia Puglia

Alla locanda “Casa mia”, ci accolgono come se fossimo in famiglia. Ci ritroviamo in 10 commensali dagli otto ai settant’anni e non ci alziamo da tavola se non a pomeriggio inoltrato, satolli di prelibatezze ben annaffiate da un divino Montepulciano. Ad aiutarci a smaltire il lauto pasto ci penserà la “Processione del Bacio”, a Troia… sempre che riusciamo ad arrivarci in tempo.

I compagni di viaggio ci avevano sconsigliato la via più breve da Faeto a Troia, spingendoci a fare dietrofront e a ripercorrere la provinciale 133 passando nuovamente da Castelluccio. Imperterriti decidiamo per l’avventura. In fondo noi abbiamo il nostro “Odisseo”, siamo su un van, mica su un mansardato di 7 metri!

Ma si sa, chi lascia la strada vecchia per la strada nuova, sa cosa lascia e non sa cosa trova! L’avventura sulla via francigena è sicuramente un piacere per gli occhi, con lo sguardo che si perde su un panorama verde che sembra infinito, ma il fondo stradale è quello tipico della strada interpoderale su cui non passa mai anima viva se non il contadino che si reca al lavoro nei campi o il pellegrino che la percorre a piedi con lo zaino in spalla. I tornanti ci tengono compagnia per più di 20 chilometri su un “poco più che sentiero” mal asfaltato, senza strisce bianche a delimitare l’unica corsia e senza alcun tipo di protezione in curva. Diciamo che, seppur non credenti né praticanti, ci raccomandiamo l’anima al Signore… non si sa mai! Arriviamo all’area sosta camper di Troia giusto in tempo per riunirci al gruppo. Ci sono già tanti camper posteggiati e noi ci ritagliamo un piccolo angolino defilato (in fondo siamo su un van, mica su un mansardato di 7 metri!). Unico intoppo: 15 metri di cavo elettrico più una prolunga di altri 10 metri, non ci bastano per raggiungere la colonnina elettrica più vicina. Pazienza. La batteria dei servizi è quasi del tutto carica e, anche se le nuvole hanno messo fuori gioco il nostro pannello solare, per le prossime 24 ore non dovremmo avere problemi di energia. Ci abbigliamo come se oggi fosse Natale e non Pasqua e sfidiamo i 4 gradi e il vento di tramontana per dirigerci verso il centro storico.


La statua della Madonna parte dalla chiesa di San Domenico, mentre quella di Gesù risorto parte dalla chiesa di San Francesco, dalla parte opposta del paese. Le due statue si incontrano e si “baciano” in piazza Cattedrale tra uno scrosciare di battimani accompagnati dal suono della banda. La folla è immensa. Questa antica processione mantiene ancora viva una tradizione religiosa che ha avuto origine probabilmente dai rapporti avvenuti durante la transumanza con il vicino Abruzzo.


18.04.2022 TROIA (FG)

L’unica Pasquetta col bel tempo di cui io abbia memoria è quella di 2 anni fa, quando si era tutti “ai domiciliari” causa Covid. Per il resto, il lunedì dell’Angelo lo ricordo sempre piovoso, o sferzato dal vento. Ovviamente oggi il meteo non ci smentisce e ci svegliamo sbatacchiati da una tramontana fredda che inviterebbe ad un veloce rientro a casa. Ma abbiamo scelto la vacanza e vacanza sia!

Cominciamo con una dolcissima colazione in pasticceria per apprezzare quantomeno il lato goloso di questa vita. 

In piazza Cattedrale a Troia c’è la pasticceria Casoli che custodisce la ricetta unica della “Passionata”, un dolcino con crema di ricotta (mucca, pecora e bufala) ricoperto di pasta di mandorla: una delizia capace di volgere al bello anche la più mesta delle giornate.

Tornati nel nostro van “Odisseo” cominciamo i preparativi per un pranzo che non sappiamo ancora quale piega andrà a prendere. L’unica certezza è che ci serve della carne da grigliare e la macelleria questa mattina è chiusa. Fortunatamente in nostro freezer riserva sempre qualche sorpresa e oggi ci propone un petto di pollo e quattro sostanziose salsicce lucane ripiene di peperone di Senise. Unica piccola difficoltà da affrontare: sono già le 11:00 del mattino e la carne è surgelata. Ci corre in soccorso il mini phon a 12 volt che ancora non avevamo capito a cosa potesse mai servire visto che non è in grado di asciugare la folta “criniera” rossa di mia figlia per cui lo avevamo acquistato. In 20 minuti, col phon ormai fumante, la carne è pronta per essere cotta. Il nostro lunedì dell’Angelo pian piano sta prendendo forma. Prossimo step da affrontare: la location.

Nell’area sosta camper di Troia c’è una piccola casetta in legno sempre chiusa dotata di un’ampia veranda coperta. Decido di chiamare la polizia municipale per chiedere il permesso di piazzarci sopra qualche tavolino e una ventina di sedie. Alla fine ne viene fuori una pasquetta degna di nota a base di uova sode, agnellino di pasta di mandorla tipico salentino, casatiello napoletano e “passionate” locali. Come ogni ritrovo improvvisato, è stato un ritrovo memorabile!

A sera ci rendiamo conto che la vacanza per noi volge al termine. Domani dobbiamo giocoforza rientrare in Salento. Ci sono gli zaini di scuola dei bimbi da preparare, e tante altre faccende da sbrigare prima di affrontare un mercoledì lavorativo. Ci consola solo il fatto che venerdì saremo di nuovo a bordo di “Odisseo”. Decidiamo di salutare la Città di Troia dal tavolo del “Borgo Antico”, la stessa pizzeria che ci ha ospitati giovedì scorso. 

Processione del Bacio Troia Foggia Puglia Pasqua

LA DANZA DEI FENICOTTERI

  21-22.05.2022 TORRE COLIMENA - MANDURIA (TA) Il nostro van “Odisseo” oggi compie due mesi e cinquemiladuecento chilometri. Lo festeggiamo ...